Articolo scritto il 17 luglio 2022 su Corriere della Sera - Heavy Rider
Guida in sicurezza: il corso dei vigili di Milano. Dai Motofalchi niente multe e tanti consigli
Corriere della Sera del 17 LUGLIO 2022 di Pierluigi Villa
Consegna degli attestati. Da sinistra gli istruttori: Alberto, Floriana e Michele
“Ti va di accompagnarmi ad un corso di guida sicura?”. Non ci ho messo molto a dire di si, è un’esperienza che mi ha sempre incuriosito, ma come per molti, immagino, è sempre stata accantonata, forse per la convinzione che basta fare tanti chilometri per imparare a guidare in modo sicuro la propria moto.
C’è una parte di verità in queste parole, ma è anche vero che in questo modo gli errori si sedimentano, diventando difficili da correggere.
Quindi, un po’ per curiosità, ma un po’ anche per “imparare” qualcosa di nuovo, mi sono ritrovato nel piazzale dell’autodromo di Castelletto di Branduzzo, in Oltrepò pavese, vestito di tutto punto (requisito fondamentale per partecipare) ad ascoltare un rappresentante dei Motofalchi che ci spiegava la teoria di alcune manovre che avremmo fatto nella mattinata.
Si avete capito bene, infatti il corso è stato organizzato dal motoclub “Motofalchi di Milano”, i cui membri sono prevalentemente rappresentanti delle forze dell’ordine. Certo fa uno strano effetto sentire chi da sempre viene identificato come lo spauracchio di ogni motociclista parlare come uno di noi, capire che la passione è comune e che non sempre il loro primo obiettivo è castigare indistintamente.
Tornando al corso, finita la parte teorica, decisamente interessante e “illuminante” per qualche aspetto, dopo una breve introduzione alla posizione in sella ed ai vari movimenti da fare durante la guida, inizia la parte di pratica.
Veniamo divisi in piccoli gruppi 4/5 allievi con due istruttori per gruppo, che iniziano a farci fare diversi esercizi, spiegando la dinamica della moto e come questa determini il comportamento della stessa.
Ci alterniamo tra slalom, con birilli più o meno distanziati, tracciati a 8 in cui è fondamentale imparare ad usare il freno posteriore e indirizzare lo sguardo in modo corretto. Nonostante il caldo torrido, mi dico che ho fatto bene a partecipare, ho una nuova moto da pochi mesi e queste prove mi aiutano a capirla di più, con esercizi che probabilmente non avrei mai fatto da solo in un parcheggio, in più, un occhio esterno mi aiuta a correggere eventuali errori.
Terminata la prima parte, durante la pausa, dopo che finalmente sono riuscito a bere un po’ d’acqua, mi guardo intorno e guardo i miei compagni di corso. Il gruppo è davvero eterogeneo, c’è chi ha la patente da molti anni e vuole migliorarsi, chi ha solo il foglio rosa ma ritiene importante iniziare con il piede giusto, poi ci sono ragazze e ragazzi non ancora maggiorenni accompagnati dai genitori, tutti però impegnati e divertiti che chiacchierando tra loro si trasmettono le sensazioni provate durante i primi esercizi, incoraggiandosi a vicenda. I sorrisi in questa sorta di paddock sono contagiosi.
Ma il corso non si limita a ripetizioni sul piazzale, verso mezzogiorno arriva una chicca che fa gola a molti di noi: un’ora intera sul circuito di Castelletto, riservata ai partecipati del corso. Le indicazioni sono chiare: non è e non deve essere una gara, ma semplicemente un modo per testare in una sorta di “strada chiusa” le nozioni imparate poco prima. Certo, non è facile trattenersi, tant’è che i più esperti hanno avuto modo di fare qualche giro dietro l’istruttore ad un ritmo un po’ più pistaiolo.
Tra adrenalina e stanchezza fisica è una delle esperienze che mi ricorderò per anni: bellissima la sensazione di essere in “sicurezza”, che ha aggiunto una consapevolezza maggiore di ciò che stavo facendo. Per chi invece era ai primi km, questi 60 minuti hanno davvero avuto un significato importante, gli hanno dato la possibilità di imparare, sperimentando e mettendo in pratica i concetti che gli erano stati spiegati in precedenza.
Tutti sono stati aiutati dagli istruttori che, seguendoli in pista, li hanno portati ad eseguire quei movimenti necessari che fanno la differenza tra andare in moto e guidare una moto. Non mi dilungherò sul resto della giornata perché se volete c’è un sito in cui ci sono tutte le informazioni necessarie, però vorrei sottolineare che, come in tutte le cose, la qualità umana fa la differenza e qui, onestamente si è percepita una tale passione in quello che si stava facendo che ha reso l’esperienza davvero preziosa.
Non ci sono stati allievi di serie A o allievi di serie B, anzi, ha avuto molte più attenzioni chi era più in difficoltà, come è giusto che sia, e quando personalmente ho ringraziato l’istruttore per quanto ha fatto, mi ha sorriso e mi ha risposto nel modo più semplice ma secondo me non così scontato “…siamo qui per questo…”, anche perché tutto viene fatto in forma di “volontariato”.
Concludo citando il vecchio “adagio” di Nico Cereghini che è diventato quasi un mantra per i motociclisti: “casco in testa ben allacciato, luci accese anche di giorno e prudenza… sempre!”, ma quando si passa da una “prudenza intimorita” a una “prudenza consapevole” c’è più gusto.
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